venerdì 15 giugno 2012

15 giugno 2012. dell'impacchettare sovente

Oggi dopo appena 11 mesi mi ritrovo di nuovo a inscatolare la mia vita e le mie cose e a metterle sottovuoto.
Mi sono resa conto che ogni volta che mi capita lo faccio di fretta e male, e ogni volta perdo qualcosa e non riesco ad organizzarmi (in verità neanche voglio) per pianificare un trasloco con criterio. Mi rendo anche conto che ogni volta che disinscatolo tutto lo faccio con una sorta di consapevolezza del fatto che “non sarà per sempre”, per cui alcune cose le lascio impacchettate e non mi stanzio mai. Le mie camere non sono neanche mai veramente arredate e vissute, sono sempre di passaggio.
Non riesco a capire se sia una cosa normale. Cioè, mi trovo spesso spaesata di fronte alle cose che mi capitano a chiedermi se siano normali. Voglio dire, i miei amici, compagni di studio, compagni di lavoro, si sono mai sentiti “a casa” nelle case dove hanno abitato? Si sono mai sentiti “arrivati”? io no. Mi son sempre sentita un po’ in fuga, di passaggio, ferma ad una stazione in attesa che il treno riparta.
Non so quale sia la mia casa, mi sento di transito, ospite, anche a casa dei miei.
Non è una sensazione gradevole. O meglio, da una parte è divertente e stimolante il fatto di essere sempre in movimento e in cerca di cambiamento, dall’altra gli stravolgimenti continui, il costringere ricordi, episodi, esperienze, all’interno di scatoloni del latte coop a lunga conservazione da veramente fastidio.
Questa volta davvero non me l’aspettavo di dover armare tutto il baraccone dopo così poco tempo. Non dico che m’immaginavo di farci nascere dei figli in questo posto…beh ma quasi. Certo, per quanto riguarda la casa, non è il top dell’accoglienza e dell’igiene, un refresh di abitanti e un’esplosione di calce viva sarebbero veramente auspicabili per dare un’aria dignitosa a queste quattro mura. A parte questo, sì, un futuro in questo posto non mi sarebbe dispiaciuto.
La mia esperienza comunitaria è finita dopo neanche un anno con me che fuggo stremata dalle dinamiche di gruppo e dalla violenza dei rapporti all’interno della cooperativa, e mi ritrovo di nuovo a chiedermi se tutto ciò sia normale. Alcuni mi dicono di sì, che in tutti i posti di lavoro è così. E anche per tutte le convivenze gli screzi e le incomprensioni sono all’ordine del giorno. Sarò io allora ad essere poco tollerante? Può essere. Ma forse in questo caso no. La carne al fuoco era molta e la posta in gioco alta. Diciamo che si è trattato di una prova quasi generale di futuro prossimo venturo. L’esito non è stato proprio positivissimo, ma credo di essermi fatta abbastanza le ossa. Mi sono molto studiata e ho individuato alcuni punti deboli che mi hanno fatto fuggire da questa babilonia di anime sperse. Prima di tutto, non mi so imporre. Non riesco a considerare inappuntabili le mie opinioni, per cui il “forse hai ragione” fa traballare qualsiasi mia teoria. A livello lavorativo, equivale ad un suicidio di carriera. Mi incazzo poi con me stessa e con chi mi ha smentito se mi ritrovo ad aver ragione a posteriori, così invece del cappello con le orecchie d’asino mi attaccano sulla schiena un post it con scritto “porti sfiga”.
Non riesco poi a reggere le discussioni. Odio discutere, non mi piace litigare, odio odio tremendamente odio incazzarmi con qualcuno e ci resto malissimo se qualcuno s’incazza con me. Non lo reggo, mi debilita e mi demotiva. Non riesco a rispondere ai toni violenti. In parte perché non riesco ad essere altrettanto violenta, in parte perché, cinicamente, penso che se qualcuno non riesce a trovare un modo migliore per esprimersi, è perché in buona sostanza gli manca qualche rotella per cui nemmeno mi ci metto. Questo non è costruttivo.
Tutto ciò sarebbe facilmente evitabile scegliendo come ho sempre fatto (o semplicemente non evitando) i lavori in cui è qualcun altro a decidere per te, ad essere responsabile per te e a prendersi cazzi e meriti.
Obsoleto e avvilente.
L’organizzazione orizzontale invece sfocia spesso e volentieri nel caos più totale e nel pressapochismo cronico. Io non sono una lavoratrice inappuntabile, ma il mio background è costellato di esperienze lavorative in cui io eseguivo e mi sforzavo di farlo al meglio. Iniziative le ho prese poco spesso, e ancora meno ho dettato direttive. Non mi viene spontaneo, e non credo di aver trovato un terreno fertile in cui sperimentare. Tantomeno se la mia mansione è totalmente improvvisata e inventata come ho dovuto fare da quando sono qui. Magari me la sono cavata, ma cristo che fatica…
Troppa fatica, e poca gratificazione. Tanta, tantissima fatica, stress, ansia, pressione. Non è esattamente ciò che mi aspettavo da un lavoro in campagna. Certo, mi è piaciuto imparare a fare quello che facevo, cioè star dietro all’agriturismo, e mi sa che ci proverò ancora a farlo, ma per gradi, non vorrò più essere lanciata nel vuoto senza sicura, accollandomi responsabilità enormi sulla buona riuscita dei progetti (iniziati da altri).
Un po’ alla volta vorrò imparare ad essere responsabile e organizzata (soprattutto).
Poi devo lavorare duramente sulla gestione dei rapporti umani. Non vedo alternative alla vita comunitaria e alla rete di persone attorno a me, per cui meglio che impari al più presto come fare ad avere fiducia nel prossimo e a come rapportarmici. Voglio capire qual è la formula di convivenza migliore, quali sono gli spazi da condividere e quali no, quali siano i tempi per la convivialità e quali per l’intimità, e soprattutto quali per la solitudine, croce e delizia di cui però non riesco a fare a meno.
Però me ne vado vincente e soddisfatta, tutto sommato. Naturalmente con più scatoloni di quando sono arrivata, il 23 luglio di un anno fa, fuggendo (naturalmente) dal delirio di via lame, salendo via di tolara con la mia vita nel bagagliaio del doblò di cristiano, con la netta sensazione di stare arrampicandomi lungo la salitona avanzando carponi, e arrivando in cima con la soddisfazione di chi pianta la bandiera a quota 4000. Ero stanchissima, e ora lo sono ancora di più. Direi che mi merito un po’ di riposo.
Oggi però pensavo che per andarmene a cuor leggero può essermi di aiuto farmi una carrellata di ricordi, naturalmente quelli più belli, magari anche non bellissimi ma significativi.
Via, si comincia.
1)    Il mio arrivo in dulcamara e l’aperitivo di benvenuto con matteo, claudio, Alfredo, cristiano, e il terribile piedolino
2)    Gli insetti che mi pungono. Io che scendo le scale di casa con la mano sulla bocca e dico a matteo “ho un problema”. Matteo che scoppia a ridere e mi accompagna in farmacia a prendere un antistaminico per far scendere il gonfiore del mio labbro superiore e della mia faccia tumefatta dalle punture di zanzare.
3)    La maddalena. Mia adorata maddalonza, le nostre prime 3 settimane insieme che mi son sembrate anni. Le infradito marroni della maddalonza e la bandana rossa.
4)    Capire cos’è ea
5)    Capire dov’è ea
6)    Lucas e le proposte indecenti: “quieres que vamos al punto panoramico?”
7)    Il primo tentativo di inserirmi nel gruppo: la paella demmerda con la sciura del corso di ceramica.
8)    La lunga serie di sbronze estive
9)    La lunga serie di culi alle quattro del pomeriggio
10)    Asciugare le forchette ascoltando “battiti”
11)    Accompagnare carlo a fare gli animali a fine giornata
12)    Imparare a fare la chiusura da sbronza e non essere in grado di farlo da sobria
13)    Imparare a usare il decespugliatore
14)    Imparare a svasare il vino
15)    La cena di ferragosto e i calanchi di notte. La maddalena che si perde nel bosco e chiede “amici dove siete?”
16)    Le cene sotto le stelle e le stelle cadenti in campo sportivo
17)    L’assolo di bambina mentre nando e maila suonano
18)    Odore di sottobosco
19)    Enrico che se ne va e la prima vera volta in cui mi chiedo “ma dove cazzo sono capitata”.
20)    La terribile tripletta stupiggi ungheresi-permacultura-asetra.
21)    La giornata al mare con vincenzo e carlo
22)    Non essere riuscita una volta a ricordarmi di pulire il polivalente quando c’era la siua.
23)    Ripulire l’orto sinergico con l’angela e le cesoie e avere male alle tette per tre giorni
24)    Abbandonare l’orto sinergico al suo destino
25)    Chiacchiere con brando, andrea e angela sulla metafisica e la teologia
26)    LAIKAH!
27)    Il caccolone di Alfredo
28)    Il pappagallo di claudio
29)    La bottiglia di pipì in camera di matteo
30)    I tentativi di sovversione dell’ordine costituito con carlo
31)    La burrascosa cena con i presidenti
32)    Carlo con le mani puzzone di pus della capra
33)    La fantastica partecipazione a “ma che bella serata” con genio e i pierrots
34)    La lorenza ritardata
35)    La lorenza che si ripiglia quando arriva angela
36)    Angela, lorenza e le vitamine
37)    La neve
38)    Le tisane per i cavalli
39)    I cappottini per i capretti
40)    La transumanza con lorenza e la neve
41)    La lotta sulla neve con lorenza
42)    La lap dance in ufficio con lorenza
43)    La neve che si scioglie in camera mia
44)    Le lezioni di trapezio
45)    Lanciarmi nella neve dalle scalette del retro del ristorante con roberto
46)    Lanciarmi nella neve con un oggetto nevedinamico  dalla collinetta di fronte al ristorante con roberto, con scarississimo successo
47)    L’incubo dei lavori in agriturismo
48)    Marco e roberto intrappolati dalla neve all’overlook hotel
49)    La cena di capodanno
50)    La mattina di capodanno e l’allenamento con i fleet foxes.
51)    BIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
52)    Sistemare la passerella con nicola
53)    Scoprire che la lampadina non è fulminata ma io sì con nicola
54)    Spaventare matteo per caso!
55)    Spaventare matteo premeditandolo
56)    Gli allenamenti la mattina presto con matteo
57)    La musica di pino
58)    I vicini di casa che vengono ad aiutarci a spalare la neve
59)    Il cazziatone di michele a me e carlo per colpa della piscina (in verità la colpa era del caldo)
60)    I mozzichi di brando
61)    I baci gratuiti di luisa
62)    (oggi non stampa)
63)    Litigare con la fiamma e poi le telefonate per chiedersi scusa
64)    Guardare “si può fare” con carlo arianna e roberto
65)    Arianna…
66)    Fare la pizza
67)    Dipingere il campeggio
68)    Piantare i cipollotti e i finocchi in aprile
69)    Carlo che torna a sorpresa

70)    Giocare a badilate di neve con roberto
71)    Il giorno delle mie dimissioni.

giovedì 22 settembre 2011

la mia nuova vita

Da qualche mese a questa parte è iniziata la mia nuova vita. Con nuova vita intendo nuovo posto dove vivere, un lavoro, amici nuovi, sensazioni mai contemplate prima.
Questo posto dove vivo, lavoro e ho amici nuovi si chiama dulcamara e si trova a ozzano dell’emilia. È una cooperativa agricola e un bioagriturismo. In questo posto ci vivono un sacco di animali tra cui cavalli, asini, capre, me, matteo, carlo e un sacco di altre bestie.
Questo posto e questi animali, finchè non mi si ripresenta il pepe al culo e mi scappa di partire, sono proprio quello che ci voleva per me.
Al momento vivo un una stanzetta abbarbicata in una parte della fu casa colonica che ora è laboratorio di trasformazione, agriturismo, bar, ristorante e appartamento degli irriducibili che ci abitano. E’ una minuscola stanzina che tanto mi ricorda quella merda di stanza in cui ho dormito il primo anno in cui son stata a bologna. Oggi però sono finalmente riuscita a darci una pulita e a sistemare un paio di mobili in modo da darci una forma che sia sua e non somigli a tutte le altre stanze che ho avuto, perché mi sono resa conto che nelle tre case in cui ho abitato c’era sempre un modulo che si ripeteva in maniera inquietante, tipo libreria stereo scrivania finestra in quest’ordine. Ora la scrivania è tra la libreria e il letto, che ho sistemato giusto sotto la finestra. Adoro la mia finestra, perché dà sul viale che porta dal parcheggio al piazzale col glicine, e ho tutto sotto controllo. Sono in alto ma sono giusto un paio di metri sopra al brulicare incessante di attività e vite. Ho la visuale sul vialetto ma anche sul fienile, sulla scuderia, sui cavalli, sulla compostiera, un paio di alberi e un sacco di aria fresca. Quindi ora appena mi sveglio basta che mi metta in ginocchio sul letto, apra gli scuri e mi posso mettere a braccia conserte a spiociare quello che succede. E’ una figata.
Abito con matteo, il megapresidente, Alfredo e il nanni, rispettivamente cuoco e lavapiatti/tuttofare/personaggio. Anche se potenzialmente Alfredo e il nanni potrebbero essere mio papà, mi sembra di abitare con tre fuorisede, nel senso che ok hanno qualche anno più di me ma le dinamiche sono le stesse che si possono trovare in un appartamento di via bellearti. Quindi ok. In una stanza dell’agriturismo abita carlo, che è un quasi veterinario e ottima persona, e a rotazione vanno e vengono woofer da tutto il mondo che dormono tra le tende e le stanze quando sono libere.
In questo posto faccio un po’ di tutto, la cameriera, l’interprete, la centralinista, l’operatrice agrituristica, l’operatrice ecologica e l’operatrice socio sanitaria. In questo modo posso mettere in pratica varie abilità che ho acquisito durante i lunghi anni di studio e nella mia carriera lavorativa. Alla fine sono soddisfatta, a parte il lunedì in cui devo pulire praticamente tutti i cessi che ci sono in cooperativa. In ogni caso riesco a scovare dello zen in quasi tutte le attività che conduco, a parte quando sto in ufficio a rispondere a mail e telefonate, perché lì mi innervosisco, e anche se sotto sotto mi piace, penso che non faccia totalmente per me fare lavoro da e in ufficio. Finora le attività più zen che ho condotto e che mi son piaciute di più son state passare il decespugliatore con duccio e svasare le dame da 54 litri di rosso. Perché. Prima di tutto intanto ho imparato (anche se non ne sono sicurissima) a montare i fili del dece e a farlo partire, che oh non si sa mai. Poi perché comunque il mio tutor (ormai non più tutor perché mi ha abbandonata al mio destino) è anche lui un po’ zen e il modo in cui mi ha spiegato a montare e a smontare la testa del dece era molto pirsig. Tipo: lo zen e l’arte della manutenzione del decespugliatore. Ah stessa storia vale con le prime lezioni di guida col trattore. Poi c’è da dire che quando inizi a passare il dece sei tu e il dece completamente isolato dal mondo. Hai le cuffie, i guanti, gli occhiali la maschera e il cappello, se riesci a farlo stare e hai del tempo in cui fai una cosa ma puoi tranquillamente pensarne altre tremila. Sei tipo un guerriero mascherato e la prima cosa che devi imparare a fare e trovare un equilibrio tra te e la tua arma, cioè il dece, in modo che lo fai basculare sulla tua spalla con la cinghia per non sfasciarti la schiena e lavorare agevolmente. Non è un cazzo facile, soprattutto se il tuo tutor non ti dice che il dece deve toccare terra e non solo sfiorarla. Intanto tu hai decespugliato per tre ore facendo una fatica boia per mantenerlo sollevato a 3/4 centimetri da terra e l’unico risultato che hai ottenuto è stato finire i fili otto volte e fare dei gran buchi in terra invece di tagliare gli erboni.
L’altra attività zen è svasare il vino. Anche questa cosa me l’ha insegnata duccio, anche se in verità avevo già imparato a farlo quando lavoravo in pizzoc. Quando svasi le dame da 54 litri succede come col decespugliatore: se tu da solo in cantina con un sacco di litri di vino da tirar fuori e tempo per pensare ad altro. Prima roba da fare è lavare le damine da 5 litri e i bottiglioni da due, che io di solito lavo subito appena le riporto giù in cantina quando sono vuote, ma non sempre succede così e quando c’è fondella soprattutto di rosso capita che ci si infilano le bestie e poi non le cavi più perché muoiono invischiate nella vinaccia che rimane sul fondo. Quando faccio questa cosa mi piace essere metodica e organizzata: lavo le damine, le sistemo tutte in fila vicino alla dama, prima quelle col tappo che si incastra e poi quelle col tappo di sughero che mi piacciono meno. poi apro la dama, tolgo la pastiglia di antiossidante e la lancio nell’erba come mi ha insegnato il mio tutor (anche se mi sono veramente chiesta cos’altro potrei farne di quel pastiglione, se non è magari una cazzata buttare sempre i pastiglioni nell’erba e se magari si potrebbe istituire un cestino dove buttare i pastiglioni una volta prelevati dal collo della dama. Poi però dico ghesbò, e la butto nell’erba. Giuro per dio che prima o poi però istituirò un cestino da mettere in cantina, a meno che non ci sia già e io non mi sono accorta che c’è.). fatto questo con un attrezzo apposta di cui non conosco il nome, bevo via (ma non lo bevo per davvero) i primi due tre bicchieri di vino e poi finalmente metto la ladra per svasare. Fatto questo mi siedo sul seggiolino e guardo i litri di vino che passano dalla dama grande a quelle piccole lentamente. Appoggio la testa sulla mano e il gomito sulla gamba e penso a un sacco di cose. Però non le scrivo.
Mi piace un sacco svasare il vino.
Come è naturale che sia e come mi succede con qualsiasi aspetto della mia vita, questa vita nuova la percepisco e vivo in maniera diversa a seconda della mia fase ormonale.
ci sono dei giorni in cui sono ultrascazzata, mi da fastidio tutto e tutti. In queste volte mi sento un po’ sola perché magari mi sembra di non essere totalmente in sintonia con gli altri lavoratori, mi sembra che non ci capiamo e mi sembra che si parli più che altro senza concludere molto. Questa cosa mi dispiace. Cioè mi dispiace quando sono ultrascazzata e mi dispiace percepire che non tutti abbiano la mia stessa sensazione di essere dentro a un “sistema”che potrebbe essere potenzialmente perfetto e funzionale. Poi però magari mi finiscono e la visione cambia. Non me ne sbatte un’ ostia di pensare di essere da sola, perché anche se può sembrare ambizioso e idiota mi sento già un po’ parte di questo sistema e mi piace l’idea di dover fare il minimo perché continui a funzionare. Voglio dire che so che devo lavorare molto e su  molti fronti, ma se questo posto è stato ideato come ho capito io che sia stato ideato praticamente trent’anni fa, allora può funzionare sia con me che senza di me è questo è figo,questo è permacultura.
Che poi non è vero che sono da sola. Ci sono persone che ci sono fisicamente e non fisicamente che anche se non sono parte di questo sistema (neanche spiritualmente) che mi danno tanto e mi spronano e mi motivano. Come succede tipo con carlo che io penso ad una cosa da fare e lui la sta facendo o io penso ad un’altra follia e lui se ne esce con “ho pensato una cosa” ed è la stessa identica idiozia. Cazzo vedo che volendo posso avere tempo e spazio per fare un sacco di cose a cui ho sempre solo pensato, anche mentre svaso il vino, e la cosa figa è che capita pure che ste cose si concretizzino! Tipo, io e carlo vogliamo fare un orto? Ne parliamo due settimane ma dopo carlo va a diserbare, e ci va per davvero, durante il giorno libero. Oppure tipo fa caldo e vogliamo andare in piscina ma non possiamo perché stiamo lavorando? Io e carlo si va a comprare una piscina ma poi ci prendiamo un cazziatone mondiale, smontiamo la piscina e andiamo a dormire sudati e col magone.
Tutto questo per me è quasi surreale.
Succede poi che ci si metta seduti a tavola e si parta da una cazzata e si finisce a parlare di sistemi massimi e assurdi.
Succede che c’è gente che viene e se ne va e lascia l’impronta, ma così grande e fonda che succede che ci si può cascar dentro.
Ma questa è un’altra storia. 

domenica 4 settembre 2011

campestre

L’odore di stallatico nell’aere è segno inequivocabile che l’estate sta finendo e le vacche si godono le ultime ore d’aria fresca.
Avrei voglia di andare al punto panoramico a guardare le luci ma da sola che senso ha. Al campo sportivo non avrei nessuno a sorreggermi se inciampo sulle merde. Divisa tra la necessità di chiacchiere notturne e bicchieri della staffa, ma schiacciata dall’evidente realtà di aver finito il turno e la giornata, metto campestre in loop perché mi sembrano le uniche vibrazioni in consonanza con il silenzio tombale di bestie ed erba.
Pure i gatti sembrano aver capito che c’è qualcosa che non va, mi girano intorno e mi scrutano con la coda ritta manco fossi un canide. Alcuni mossi da compassione mi salgono in braccio e con le zampe mi impastano la cellulite.
Wrroom passa una macchina. Drin il telefono. Passi, richieste. No niente di che, nulla di nuovo dal fronte, solo metricubi di confusione.

Niente da fare, ultimamente ho poco da dire. Alcuni diranno : meglio così.
Non sapete cosa io stia covando.

venerdì 10 giugno 2011

discotesi 2.0

sprint finale e consegna: fela kuti,  the best of fela kuti e questo:


lunedì 23 maggio 2011

discotesi

Una discografia per una tesi




periodo di ricerca in loco: diarios de motocicleta ost, into the wild ost (un tripudio di originalità), harvest neil young (per dormire in aereo), la vela puerca (per il tragitto san francisco san jorge)


periodo di inquietudine: dead meadow: feathers


periodo di nulla cosmico: nulla


ritorno dell'ispirazione e primo capitolo: soul kitchen o.s.t.  sigur ros: Med Sud I Eyrum Vid Spilum Endalaust, mogway: young team,


secondo capitolo: low: drums and guns, deus: pocket revolution, elliot smith: between the bars, flaminio maphia: ragazze acidelle, sonic youth: washing machine


terzo capitolo: lauryn hill: the miseducation of lauryn hill, akron/family: love is simple, sleepy sun: fever, embrace


quarto capitolo: red fang: murder the mountains, akron/family


conclusioni e riscrittura introduzione: stefano bollani: carioca


martedì 19 aprile 2011

triste verità

Sei inaffidabile e l'ho capito
Mi arrangio mai paura me lo presti un picchetto?
Che ci devi fare?
Smantellare un po' alla volta dei piccoli scalini di marmo.
Che scalini?
Quelli che portano per aria.
Per aria dove?
Nei miei castelli.
Ci posso venire?
Ci sei già.

mercoledì 23 marzo 2011

così per simpatia, pubblico i commenti che ho ricevuto su facebook


  • Alessandra Segantin si ma hai letto tutto?


  • Claudio Candeloro Quinzi è di parte, ma è giusto che sia così :)


  • Alessandra Segantin
    ‎[Tu]vuoi uno spunto per scrivere (un post)?rispondi al mio post

    [Lorenzo Segantin]ahah, mi piacque

    [Tu]sì?
    ...
    [Lorenzo Segantin]mh.. sì. per quanto con le variazioni del caso, è un po' il mio stesso dilemma

    [Tu]in che zenzo? scrivi (un post) perdiana!

    [Lorenzo Segantin]cioè, a volte sono pure io convinto che siamo venuti al mondo solo per riprodurci
    però non è che le azioni seguono il pensiero

    [Tu]nel nostro caso no

    [Lorenzo Segantin] non è nemmeno semplice trovare femane che non siano vittime di pregiudizi credenze ecc ecc
    per quanto lo sia pure io eh
    per lo meno me ne rendo conto

    [Tu]scrivi (un post) dio *****o

    [Lorenzo Segantin]ahah
    no
    lavo il bagno

    [Tu]eheh
    risposta esatta



  • Silvia Pelli geniale


  • Silvia Pelli e giustappunto che sto leggendo questo libro qui tra l'altro, argomento correlato http://www.youtube.com/watch?v=U72deQp5ZNc


  • Ulisse Fiolo Non son discorsi per cui basti FB! Perciò sarei ben felice di parlarne: anche se non corrispondo al tipo d'uomo che descrivi, né certo all'ideale opposto. Sarà per questo che anch'io ho problemi ad accoppiarmi, e non solo quelli? Comunque, per quel che può valere: malgrado tutto, credo di saper molto bene cosa significa amare (non l'innamoramento solo, no quello è semplice) e quello di cui mi manca l'esperienza, beh siamo al mondo proprio per farla.


  • Alessandra Segantin Silvia Pelli: e com'è sto libro??
    Ulisse Fiolo: parliamone! come dice mio fratello, problemi analoghi li potreste avere anche voi. tentare di risolverli è anche esperienza



  • Claudio Candeloro Quinzi ma che volete soluzionà? va così. è na condanna. punto.